mercoledì 8 aprile 2015

Agile dal punto di vista della psicologia e della sociologia

Lo sviluppo agile del software propone un modo di gestire le fasi dello sviluppo del software e le persone coinvolte. Sulla gestione strettamente tecnica ci sono diversi ottimi libri. Ciò che mi interessa maggiormente è la parte riguardante l'organizzazione del lavoro delle persone e vedere se tale parte è coerente con le teorie sul lavoro che sono state elaborate dai psicologi e dai sociologi.
Da un punto di vista psicologico, si può dire che l'agile sia una work design theory, un tipo di teoria delle quali esistono diversi esempi.

Agile e l'organizzazione del lavoro

Agile incoraggia la comunicazione stretta dei membri del team di lavoro ed il coinvolgimento del cliente in molte fasi della progettazione e dello sviluppo.
Inoltre, avere dei cicli di sviluppo brevi permette di conoscere a scadenze fissate l'esito delle attività intraprese. Si ha anche un principio di auto-organizzazione dei gruppi di sviluppo, che permette a chi fa parte dei gruppi di avere un'alta autonomia.

Teoria delle caratteristiche del lavoro

Nel 1976, Richard Hackman e Greg Oldham hanno proposto un modello secondo il quale, se il lavoratore ha delle capacità ampie e fa cose diverse, ha dei compiti assegnati unicamente a lui dei quali conosce l'importanza, può svolgerli in autonomia e conoscerne l'esito; allora il lavoratore sarà più motivato e soddisfatto, farà un lavoro di maggiore qualità e tenderà ad essere meno assente ed a dimettersi di meno.
Schema riassuntivo della teoria

Nel 2007 è stata prodotta una forma più elaborata di questa teoria, però per semplicità è meglio usare la versione classica.

Cosa dice la teoria sull'agile?

Analizziamo punto per punto:
  • varietà delle abilità: questa caratteristica viene migliorata con l'agile e con il principio secondo il quale tutti devono essere in grado di fare tutto;
  • identificazione con i compiti: dipende dai responsabili, in alcuni casi è possibile con l'agile, in altri no;
  • conoscenza del significato dei compiti: il principio della comunicazione stretta e del coinvolgimento del cliente favoriscono questa conoscenza;
  • retroazione: avere dei cicli di sviluppo di breve durata permette di sapere come stanno andando le cose, quali funzionano e quali no.
Quindi, se si opera anche per garantire l'identificazione tra il lavoratore ed il compito, cosa su cui l'agile non si pronuncia, l'agile favorisce la motivazione dei lavoratori.

Il circolo vizioso e la comunità di pratica

Gabriele Lana ha descritto un circolo vizioso all'interno del quale i programmatori rimangono:
  1. i programmatori occupano la posizione più bassa all'interno della piramide aziendale;
  2. per tale motivo, il loro lavoro costa poco e non c'è una significativa differenza tra le qualità professionali di un programmatore e quelle di un altro;
  3. per un programmatore, provare a migliorare le proprie capacità è inutile, in quanto anche migliorando le proprie conoscenze la situazione non cambia;
  4. ciò porta ad una situazione nella quale le capacità dei programmatori sono mediocri.
Secondo il creatore dello schema, la soluzione sarebbe a partire dall'etica. Ogni programmatore dovrebbe decidere di migliorare le proprie conoscenze e competenze lavorative non per un premio economico, ma perché si sente la responsabilità di ciò che fa.
Probabilmente il tipo di comunità che ha in mente Gabriele Lana è la comunità di pratica, cioè quel tipo di comunità nelle quali si collabora, si condivide la conoscenza e si ha come obiettivo il miglioramento del sapere collettivo.
Come è possibile che ci sia un circolo vizioso di questo tipo quando si sa come fare in modo che i programmatori svolgano un lavoro di alta qualità?
Si può migliorare l'approccio agile in modo che contribuisca alla creazione di una comunità di pratica all'interno delle aziende?

La teoria del processo lavorativo

Nel 1974 Harry Braverman ha pubblicato un libro nel quale effettua una analisi del peggioramento della condizione dei lavoratori. Stava accadendo che i lavoratori specializzati venivano costretti a svolgere compiti che richiedevano sempre meno abilità, creando di fatto un demansionamento ed costringendo i lavoratori ad accettare uno stipendio più basso di quello che avevano avuto finora. Tale processo viene anche descritto come deskilling.
La teoria originata da questo libro prende il nome di Labour Process Theory.
Vi ricorda qualcosa?
A me sembra che la stessa cosa sia avvenuta con i programmatori negli ultimi 20 anni.

Conclusioni

Abbiamo visto le teorie psicologiche e sociologiche sono in grado di spiegare come l'agile possa rendere più motivati e produttivi i lavoratori. Il problema è che questi lavoratori motivati e produttivi potrebbero chiedere degli stipendi più alti. La soluzione che viene adottata è piuttosto quella di far svolgere ai lavoratori delle attività molto più semplici di quelle che loro sono in grado di svolgere, per pagarli di meno.

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